Al margine del deserto, ad un centinaio di chilometri ad est di
Isfahan, si incontra il villaggio di Nain. Nonostante il paese conti appena 50.000
abitanti, in Occidente è conosciuto tanto quanto i principali centri culturali e storici
della Persia, come Tehran, Isfahan e Tabriz.
Nel corso degli ultimi 50 anni, i tappeti Nain si sono distinti
per pregio e bellezza, infatti la produzione locale ha raggiunto un ruolo di leadership
sui mercati internazionali. Originariamente un punto di ristoro prima di attraversare il
deserto, i mercanti vi commerciavano le pregiate lane del kashmir e ciò favori lo
sviluppo dell'artigianato tessile. Diventò particolarmente nota in tutta la Persia la
tessitura dei tradizionali mantelli, fatti di finissimo panno di lana.
I cambiamenti nelle abitudini sociali di questo secolo e
soprattutto nell'abbigliamento, subendo l'influenza della moda europea, segnarono negli
anni '30 la profonda crisi dell'industria tessile locale. La piccola e agile imprenditoria
locale seppe adeguarsi con la conversione all'industria del tappeto. La produzione Nain si
distinse subito per la densità di nodo elevata con modelli decorativi classici, ispirati
a quelli della vicina città di Isfahan.
Tuttavia al clima di crisi economica negli anni '30, si aggiunse
un pesante dazio di importazione sui manifatti persiani in Gran Bretagna e la nascente
industria non decollò subito. Solo nel dopoguerra, con la ripresa economica interna e lo
sviluppo del mercato petrolifero, la nuova borghesia del paese individuò nei tappeti Nain
uno status symbol.
Dagli anni '30 la produzione quantitativa è cresciuta
considerevolmente, per quanto riguarda l'aspetto qualitativo esiste una maggior varietà
rispetto alle origini. I Nain sono elencati tra i tappeti di maggior pregio, a titolo
informativo la densità di annodatura varia tra i 5.000 e gli 8.000 nodi/dmq. con picchi
fino a 15.000 nodi/dmq. nei pezzi di maggior valore.